2015 Puglia

superspartaimageNon si entra in braghe da ciclista nella cattedrale di Trani che s’affaccia su un mare sublime di fianco al porticciolo. Don Nicola, il custode di questo tesoro dell’undicesimo secolo, è cortese ma severo: «Mica posso lasciarvi passare con i gioielli di famiglia in bella mostra», dice. E lancia un’occhiata furtiva alle guaine che stringono sul cavallo le gambe di undici pedalatori spuntati da chissà dove. «Gioielli di famiglia? È anticaglia, padre», tenta una difesa pudica il più loquace del gruppo over 60. Ride il sacerdote e prima di cedere spiega il vero motivo del suo altolà : «Con quei tacchetti spigolosi mi rovinate il pavimento.

Ha resistito nove secoli e io lo devo tramandare senza graffi». Poi il don legge «Sant’Ambrogio», il nome della società sportiva stampato sulle maglie arancioni, e forse per devozione, più che per convinzione, ci scorta nella visita. Sia lodato Gesù Cristo.

Puglia, terra di Bari. − Qui, a ridosso del Tavoliere, si sono abbracciati il Nord e il Sud del mondo medievale. E sempre qui, in epoca normanna, dopo l’arrivo leggendario delle reliquie di San Nicola, si è creato uno spartiacque tra Oriente e Occidente. Aria di mistero nella cripta, tre navate, ventotto colonne di marmo greco, finissimi capitelli in stile diversi. Si percepisce il travaglio storico di un luogo di confine da quale sono partiti i crociati e nel quale si incontrarono, e naturalmente si scontrarono, Federico II e Francesco d’A ssisi. Ma con una visione laica su quanto offre il paesaggio, tra il rosso dei campi coltivati e il verde degli ulivi schierati come soldati nel cortile di una caserma, è facile cogliere altri aspetti: pietra e mare, architettura e natura da queste parti vivono in una simbiosi perfetta. La simbiosi che ci è capitato di osservare all’inizio del viaggio nella basilica di Bari davanti alle spoglie di uno dei santi più venerati dalla cristianità: cattolici e ortodossi pregavano insieme un po’ in latino un po’ in russo e c’era un Pope che dispensava il perdono tenendo la mano destra sul penitente, senza chiedere se come riferimento avesse Roma a Bisanzio. Dalle Murge a Salento, sei giorni e sette notti, 800 chilometri di sudata libertà: la morale di questo diario è ciclistica. Ma l’impressione è di aver  riscoperto una transumanza di genti e culture che si sono alternate, unite, divise, confuse lasciando qualcosa di sé in tutti i luoghi attraversati in sella alle nostre biciclette da corsa.

Dalla luce alla tenebra.  − Domina la luce sulla costa di questo lembo d’Italia impagabile è lo spettacolo del tramonto dal faro di Vieste (ci siamo arrivati il primo giorno partendo da Bisceglie): chiarore accecante a Leuca sotto le mura distrutte e ricostruite più volte della chiesa di Capo Santa Maria; ancora luminosità in quella bomboniera d’arte barocca che è il centro storico di Gallipoli. Una fontana greca sorveglia il porticciolo e se il viandante si posiziona su una delle banchine guardando il mare sente il profumo dell’Ellade da dove è venuta la nostra civiltà. Ma la luce diventa buio arrampicandosi verso la Foresta Umbra, nel Parco nazionale del Gargano, per poi scollinare a Manfredonia. E la tenebra si fa mistero arrivando in cima al Monte Sant’Angelo: qui si venera l’arcangelo Michele e lo si fa in una grotta nella quale venivano ospitati pellegrini provenienti da ogni dove e in transito verso Gerusalemme. È suggestiva la discesa agli inferi lungo vicoli scalinati e c’è sempre il buio, c’è sempre la notte, c’è sempre l’eterno contrasto con il bagliore che pare la nota caratteristica della Puglia. La luce e la sua assenza: i poeti hanno dedicato riflessioni a questo apparente paradosso.

Federico II e Castel del Monte. − E i cultori dell’esoterico non hanno ancora trovato il modo di spiegare che cosa aveva in mente Federico II quando decise di costruire un monumento talmente importante da essere riprodotto sulla monetina da un centesimo di euro. Ci è apparso all’improvviso nella terza tappa del viaggio, tra Cerignola e Matera. Troneggiava in cima a una collinetta alta cinquecento metri sul livello del mare, pareva lo dovessimo raggiungere senza strappi ai margini di una strada larga, invece un cartello ce lo ha indicato lassù sulla destra al termine di una doppia «esse» in salita da affrontare col dovuto rispetto. Eccolo Castel del Monte. Già un castello protetto da otto torri ottagonali, un fiore di pietra sbocciato come un enigma in un giorno del 1200, un fortilizio che non fa pensare alle guerra perché privo di fossati, di ponti levatoi, di postazioni per archi e balestre, un edificio costruito per destare meraviglia e congetture sulla sua destinazione d’uso. Osservatorio astronomico? Residenza di caccia? Mausoleo? Macché. Federico II, che della Puglia si era innamorato dopo aver amato a lungo Sicilia, non aveva grilli per la testa e se li aveva non contemplavano interferenze con lo studio della volta celeste e con il culto della memoria. Più che l’anima, l’imperatore curava il corpo e potrebbe darsi, stando alle ultime ricerche, che Castel del Monte fosse una sorta di battistero della bellezza. Ospitava piscine, vasche, grotte, lettini, vi lavoravano medici e farmacisti addetti alla cura  dei malanni che affliggevano il loro signore e padrone, era un luogo ameno, un centro benessere ante litteram, una clinica dell’efficienza fisica. Da quali indizi gli studiosi abbiano estratto queste conclusioni non è dato sapere fuori dei circuiti accademici. C’è un’ipotesi suggestiva: partecipando a una crociata, Federico II avrebbe sperimentato gli hamman, meglio conosciuti come bagni turchi, e una volta tornato in patria avrebbe messo al lavoro i suoi alchimisti perché gli procurassero qualcosa di simile. Forse non aveva ambizioni guerrafondaie il sovrano, manie di grandezza sì, accompagnate da discreto interesse per l’immortalità.

Luoghi, fatiche, Guardoni. − I sassi di Matera, i trulli di Alberobello, le case bianche di Ostuni, le masserie attorno a Martina Franca. Di un tour in bicicletta restano due cose: le fatiche, che si superano, le emozioni, che si tramandano al pari delle scoperte. Sulla spiaggia di Santa Maria di Leuca abbiamo visto strane casette di pietra al limitare del bagnasciuga. Depositi per gli attrezzi della pesca? No, camerini che consentivano alle signore della Belle Epoque di entrare in acqua, con i costumi d’allora, senza essere osservate. Ecco quando hanno cominciato a proliferare i guardoni (Gianni Spartà, Diario di viaggio in Puglia con l’Asd Santambrogio, Lombardia Oggi 12 luglio 2015).

 g 14.5 Partenza Milano mpx arrivo Bari Bisceglie www.hotelsalsello.it

v 15.5 Bisceglie-Vieste km 138 m 1350 www.hotelclubbellavista.it

s 16.5 Vieste-Cerignola km 120 m 1550 www.ilquadrifogliohotel.it

d 17.5 Cerignola-Matera km 125 m 1300 www.hoteldelcampo.it

l 18.5 Matera-Francavilla Fontana km 135 m 1000 www.imperialihotel.com

m 19.5 Francavilla F.-S. Maria di L.  km 135  m 500 www.hotelapprodo.com

m 20.5 S. Maria di Leuca-Brindisi  km 145 m 1000 www.hotelorientale.it

g 21.5 Partenza Brindisi arrivo a Malpensa

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