2011 Varese-Berlino

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“Com’è andata in Germania? Il  passo dello Stelvio è stato faticoso? Ti sei trovato bene con il gruppo?” Rispondo “Il tempo è stato bello, il passo affascinante e il gruppo composto da ciclisti carichi d’entusiasmo”. Al ritorno da Berlino i miei amici mi fanno spesso domande e le risposte scontate penso meritino qualche spiegazione. La Varese-Berlino ha le sue radici un anno fa con la partecipazione alla  Varese-Parigi ed ora con  la nuova proposta Actl.

 Vedo il percorso sul sito  www.vareseineuropa.eu e rifletto sulle tappe. Non sono più giovane, le distanze giornaliere sono impegnative e la paura di non farcela mette ansia. A Parigi era andata bene ma questa volta da 900 i chilometri diventeranno 1200, in otto giorni fanno una media di 150 al giorno con punte da 180. Sono combattuto. Alcuni amici conosciuti l’anno scorso si sono defilati, mi viene qualche dubbio ma alla fine decido per il sì. Ora è il momento di affrontare due temi topici della sfida: l’allenamento e la corretta alimentazione. La mia squadra (Asd S. Ambrogio) casualmente organizza  una settimana in bici a Tenerife. Il Teide sfiora i  2200 metri  con 52 km di salita. Puerto Santiago-La Orotava, Nasca-Garachico-Santiago del Teide sono i paesi attraversati.  Parto per le Canarie,  un allenamento di circa  500 km prima della partenza è proprio quello che ci vuole.  Anche l’alimentazione è importante così  ripasso la ‘letteratura’  sfogliando “Pedalare è bello” di E. Arcelli. Suggerimento: durante tappe lunghe è necessario mangiare di tutto, panini, integratori, torte e non lasciare passare tre quarti d’ora senza farlo. Nella settimana prima della partenza è importante poi curare la carica dei carboidrati, soprattutto negli ultimi tre-quattro giorni.

1 luglio. Varese-Tirano km 156. – E’ una bella giornata. Davanti a Villa Recalcati c’è aria di festa. Arrivo accompagnato da mia moglie, come fosse il primo giorno di scuola. Incontro i miei compagni, gli organizzatori, le autorità. C’è il discorso del sindaco per dare solennità alla manifestazione e una simpatica punzonatura con foglio firme che ricorda il Giro d’Italia. Dopo il canto del nostro inno, composto da Vince, facciamo salire in cielo un enorme pallone con un messaggio di fratellanza europeo. Siamo pronti si parte. I chilometri da percorrere oggi saranno 150. Il gruppo si muove come in un set. Davanti la moto Honda 1200 cc guidata dall’amico Francesco, seguono 20 ciclisti con divise uguali, due furgoni con lo staff e un auto con il fotografo.  La gente ai margini della strada si volta incuriosita. Il primo tratto Varese-Olgiate Comasco-S. Fermo della Battaglia serve per  studiarci. Diamo un’occhiata alla bicicletta del vicino per valutarne lo spessore, poi scrutiamo i nuovi del gruppo.  Il loro livello è buono, lo si capisce dal passo, dal fisico e dalla “gamba asciutta” indicatori di ciclisti evoluti. Siamo trepidanti. La fatica che ci attende è pesante.  Rifletto sulla frase “Tutto ciò che è nobile, è arduo”. Intanto arriviamo sul Lago di Como, la strada attraversa Cernobbio e corre verso Menaggio. E’ un peccato non percorrere la strada in  riva al lago, dietro la villa di Clooney ma la via alta ci ricompensa con lo scorcio fino a Bellagio. La nostra pedalata è fluida,  ingurgito  qualche barretta di maltodestrine e bevo piccoli sorsi di borraccia. Le gerarchie del gruppo sono state predisposte nella riunione preparatoria. Sta davanti chi ha gambe per l’andatura e testa per non strappare e sta in fondo colui  che ha capacità di rientrare con chi si attarda. L’andatura in pianura oscilla da 25-35 km/h, obiettivo di tutti: non  fare ‘buchi’.  Mezzogiorno è passato da un po’, fa caldo quando arriviamo a  Morbegno primo rifornimento. Dai furgoni scende il tavolo  che le nostre accompagnatrici occupano con  panini, frutta e bevande. E’ d’obbligo un commento sul nostro compagno (purtroppo ha una spalla dolorante e deve salire sul furgone) fatto cadere prima di Menaggio da un chiassoso accompagnatore. Siamo in Valtellina, però non facciamo la trafficata statale del fondovalle.  Raggiungiamo Sondrio prendendo a Talamona la strada poco trafficata tra Ardenno-Poggiridenti accanto al fiume Adda. Quel che temevo si avvera. Il primo giorno c’è il tentativo di presentare le credenziali atletiche ed allora aumenta la velocità dei più “giovani e forti”. Il gruppo si spezza e qualche critica serpeggia, intanto i chilometri superano i 120 e qualche crampo comincia a farsi sentire ma poi scompare. Meglio non forzare. Per arrivare scelgo l’andatura dei “senatori” e propriamente la ruota dell’amico Mario, grande di statura e buono d’animo. A Tirano ci viene incontro il Santuario della Madonna. Troviamo l’albergo Corona, tre stelle sulla strada dello Stelvio con qualche segno del tempo ma funzionale. Durante l’assegnazione delle camere, la stanchezza accumulata mi fa sprofondare nella poltrona della hall ed apprezzo una bottiglia di acqua minerale fresca.  Prendiamo possesso della camera. Il letto matrimoniale è il primo intoppo. D’accordo con Antonio, mio compagno di camera, lo trasformiamo in due letti single e provo il materasso. Scambiamo informazioni su chi siamo e dove andiamo nel senso filosofico del termine e poi  scendiamo al ristorante. E’ il momento rilassante della giornata. Antipasto di bresaola, cannelloni, stufato con patate e insalata, dolce e un buon rosso di Valtellina creano la giusta atmosfera. La conversazione con i miei compagni di tavola è su di giri. Scambiamo opinioni sulla prima fatica e la preoccupazione per la tappa successiva con il passo dello  Stelvio. Faccio  due passi a Tirano sulla via principale poco affollata e dimentico il centro storico che meriterebbe una visita. Al ritorno in hotel trovo gli amici seduti al bar, con loro scambio le ultime impressioni sulla giornata trascorsa poi guadagno la camera mi butto sul letto e mi addormento soddisfatto.

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2 luglio. Tirano-Merano km 135. – Mi sveglio alle sei del mattino, la giornata è splendida. Sono di buon umore e trasmetto il mio entusiasmo ad Antonio. Ci attende una tappa impegnativa: Tirano-Merano. Come per l’alpinista c’è l’Everest per il ciclista c’è il passo dello Stelvio, m. 2758, km 22, pendenza media 7 per cento con punte massime al 14 per cento. Partenza da Tirano a m 436 arrivo sul passo a  2758 m fanno un dislivello di 2322. Nel 2010 al Mapei day con partenza da Bormio il miglior tempo si ferma a 1 ora e 20 minuti, mi sembra da extraterrestri. Urge pensare al rifornimento-calorie. La colazione alle 7.30  non entusiasma. Riesco a farmi un panino con il cotto che infilo nel marsupio con una fetta di dolce. Preparo la borraccia (acqua, cinque cucchiaini di fruttosio, un cucchiaino di sale da cucina, spremuta di un limone) e studio il quantitativo di barrette da portare. Tolgo la bici dal garage, gonfio le gomme, faccio girare le ruote e olio la catena. Alle 8 dopo la foto di rito con il gruppo si parte. All’uscita del paese niente SS38. Prendiamo la salita che porta a Cologna, senza evitare lo spruzzo d’acqua che bagna le piante di mele  poi Mazzo dove il bivio porta al Mortirolo un altro K2. Continuiamo attraverso la Val Pola dove una ciclabile con tratti al 14 per cento conduce verso Bormio. Da qui inizia il vero Stelvio. Sono emozionato, è la prima volta che faccio il famoso passo. Controllo l’orologio e non seguo  gli amici più scatenati ma come si dice in gergo salgo con il mio passo. Subito dopo il bivio per Livigno la strada impenna e ci addentriamo nella Valle del Braulio. Ci sono brevi gallerie scavate nella roccia e facciamo molta  attenzione perché la nostra ascesa coincide con il passaggio di numerose moto partecipanti al motoraduno nazionale.  Ho già fatto circa 10 km, il tratto diventa ripido, poi una serie di tornanti rende la strada  meno aspra. Incontro la deviazione per Santa Maria sul confine con la Svizzera da dove sbucano  professionisti della Katusha in allenamento.  Cerco di mantenere la mia posizione rispetto a chi precedo ma un primo crampo mi fa desistere. Comincio a sentir freddo e sto per andare in crisi. Per fortuna si affianca Giampaolo, navigato ciclista. Lui ha già fatto la salita e sa dove stringere i denti. Mi dice che dopo la curva la strada spiana leggermente. Comincia a piovere, ci fermiamo  vicino alla chiesetta ed indossiamo la mantellina. Mangio la terza barretta e insieme riprendiamo a pedalare. Mancano 5 km e la strada impenna con pendenze stabilmente sopra l’8%. Superato l’ultimo scoglio arriviamo al passo dove ci aspetta il furgone. Fa molto freddo. Qualcuno di noi trema facciamo appena in tempo a scambiarci sguardi soddisfatti mentre  indossiamo giubbe invernali, pantaloni lunghi, guanti e cuffie.  La doverosa foto sul passo anticipa la magnifica discesa verso l’Alto Adige. A velocità sostenuta, circondati da tremila innevati e pinete da incorniciare, arriviamo a Trafoi. Prendiamo possesso della piazza principale sotto un  sole che ci riscalda. Tutto ben organizzato dal nostro staff consumiamo il pasto. Menu: panini al cotto, pomodori, banane, pesche, coca-cola, caffè.  Ne approfitto per leggere i titoli dei giornali all’edicola della piazza. Le notizie non ci mettono di buon umore. Sembra che il Governo voglia ritoccare le pensioni e siccome il nostro gruppo ha una folta rappresentativa di “ritirati dal lavoro” è meglio sospendere la lettura. Nel pomeriggio riprendiamo piacevolmente la discesa lungo la Val Venosta immersi nei frutteti di Spondinga, Silandro e Naturno. Ci stiamo avvicinando a Merano. A Lagundo inforchiamo una ciclabile che costeggiando il fiume ci porta all’interno della birreria principale. Le nostre bici ci seguono fino al tavolo dove ordiniamo enormi boccali di birra. La meta è vicina troviamo facilmente l’albergo “Hotel Graf von Meran” dove possiamo riposarci e commentare la seconda tappa. Dopo cena facciamo due passi sotto i portici di Merano ma l’attrazione fatale di un letto dove recuperare la fatica spesa durante la tappa alpina supera la curiosità e quindi ritorniamo in  hotel desiderosi di un meritato riposo.

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3 luglio. Merano-Innsbruck km 115. – Una bella giornata di sole ed il fresco del mattino danno la carica giusta. Usciamo da Merano mentre la città  comincia a far sentire il suo respiro.  Percorrendo viali di cedri, sfiorando parchi ammiramo i suoi interessanti palazzi. Lungo il torrente Passirio  sento il rumore dell’acqua scorrere. “Lassù tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà. Il mondo si risveglia in una calda luce di giacinto e d’oro”. I versi di Battiato nella canzone “Invito al viaggio” raccontano il nostro stato d’animo. Verdi vigneti si arrampicano sul versante sinistro, lo  smeraldo del fiume colora il  centro della vallata e  il marrone dei  frutteti sfuma verso la montagna. Completano il colpo d’occhio il cielo azzurro e la nostre battute sulla fortuna degli abitanti dei paesi di Saltusio e San Martino in Passiria.  La poesia finisce a San Leonardo (m. 692) dove comincia il passo Giovo. Mi sento bene. L’esperienza fatta con lo Stelvio mi rassicura e cambio strategia per affrontare la salita. Dovremo fare  18 km con una vam (velocità ascensionale media)  al 7 per cento superando un dislivello di 1262 metri. Nel mondo dei cicloamatori si verifica uno strano fenomeno. C’è una specie di selezione naturale durante il percorso, ci troviamo a pedalare accanto a chi ci somiglia, fisicamente, mentalmente e talvolta anagraficamente. Siamo rimasti in quattro, con un’andatura regolare raggiungiamo il passo del Monte Giovo dove il fotografo ci immortala. A 2000 metri ritroviamo il  freddo e ci ripariamo al bar. Dopo esserci rifocillati e coperti ci buttiamo a capofitto in mezzo a splendidi boschi di abeti in direzione  Vipiteno. Sono le 13, è il momento del rifornimento. Le nostre brillanti accompagnatrici scelgono questa volta un bar all’ingresso del paese. E’ chiuso e quindi possiamo accomodarci sui tavoli all’esterno. Mentre addentiamo panini al prosciutto, arriva un austriaco in bici. Ha fame e rimane deluso dalla chiusura del bar. Il senso di ospitalità ci fa condividere con lui il nostro rancio. L’amico Gabriele conosce bene il tedesco e quindi coglie l’occasione per fare conversazione. Il bikers ha intenzione di fare quattro passi (nel senso del Rombo, del Monte Giovo, del Resia e del Brennero) e ne approfittiamo per chiedere informazioni. Verso le 14 si riparte. Ci aspetta il Brennero e il cielo comincia a rannuvolarsi. Il passo è ‘solo’ a 1369 metri, lo scavalchiamo senza fatica con indosso la mantellina pregustando la discesa sotto qualche goccia di pioggia. E’ il momento dei  discesisti. Sono vedicativi ciò che subiscono in salita lo fanno pagare in discesa. Via a 50-60 all’ora. Cambia il fondo stradale perché “made in Austria”. Ho l’impressione di avere la gomma sgonfia e mi fermo. Il momento è fatale non ho forato ma perdo il gruppo. Per fortuna le due “scope” De Rossi e Franzetti mi aspettano. Ci buttiamo all’inseguimento. Riusciamo a raggiungere gli altri alla periferia di  Innsbruck. Il cielo ritornato sereno favorisce il nostro ingresso in città  che alla domenica pomeriggio appare deserta.  Scopriamo i suoi imponenti palazzi impregnati del suo passato imperiale mentre cerchiamo l’Hotel “Grauer Bar”, 4 stelle in Universitates Strasse. Lo troviamo in posizione centralissima. Le hostess ci assegnano la camera. La nostra è composta da  un appartamento modernamente arredato al quinto piano con vista sulla città, molto ampio ha una specie di salottino ma soprattutto due balconi. Come di consueto trasformiamo il letto matrimoniale in due singoli e facciamo il bucato. Stendiamo la nostra divisa ad asciugare sul balcone sperando che il vento della sera faccia il resto poi scendiamo per fare due passi in città. Visitiamo la piazza principale e le viuzze del centro, telefono a mia moglie che mi fa sentire il suo affetto da lontano.   Alcuni di noi non resistono all’assaggio dei famosi würstel con senape come aperitivo. La cena è frugale. Il primo è un passato di verdura e il secondo è una portata di carne di maiale con verdure bollite più un dessert accompagnato da un boccale di birra. Ritorno in camera per il sonno e sogno di un piatto di pasta.

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4 luglio. Innsbruck-Munchen km 145. –  L’abbondante colazione ci aspetta alle 7 su tavoli elegantemente preparati. Troviamo uova, bacon, torte, frutta, macedonia, cereali, yogurt, affettati e formaggi: un  vero breakfast austriaco. Messa a punto  delle bici e si parte. Per farci tirare il fiato dopo i passi alpini Antonio,  ideatore del viaggio ha studiato una tappa meno lunga.  Usciamo da Innsbruck accompagnati dagli sguardi incuriositi e un po’ invidiosi degli automobilisti che si recano al lavoro. Prendiamo la valle dell’Inn, direzione Wattens  e dopo Schwaz molliamo la 171 per salire verso il confine con la Germania. Durante il breafing della sera eravamo stati avvertiti e ci troviamo ad affrontare un muro di 4 km al 14 per cento. Con qualche difficoltà per non avere una cassetta di pignoni adatta arriviamo ad Achensee biglietto da visita della Baviera. La strada corre lungo il lago verde con lo sfondo delle montagne sotto un cielo senza una nuvola. Ci fermiamo nei pressi di Bad Tolz per il consueto rifornimento e completiamo la nostra  seconda parte del tracciato raggiungendo la periferia di Monaco nel pomeriggio inoltrato. Monaco è una città di 1,35 milioni di abitanti, famosa per l’Oktober Fest ma non solo per quello. E’ relativamente presto e quindi dopo la doccia chiamiamo un taxi e ci facciamo portare in centro. Siamo nel dintorni di Marienplatz e ammiriamo il Glockenspiel (carillon). Non si può visitare Monaco senza provare una caratteristica birreria e così ne scegliamo una a caso.  Vorremmo provare la tradizionale cucina tedesca  e inebriarci con boccali di birra ma  senza esagerare perché ci attende ancora la frugale cena. Il nostro compagno-interprete Gabriele sa come trattare l’impertinente cameriera che ci tratta con sufficienza. Proviamo diversi tipi di würstel accompagnati dal bretzel e chiacchieriamo davanti a boccali straboccanti. Riprendiamo il taxi e ritorniamo in hotel pensando al principio che regola gli abitanti di Monaco “vivere e lascia vivere”.

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5 luglio. Munchen-Nurnberg km 180. –  Oggi il  programma prevede la  tappa più lunga. Grazie alla generosità di Antonio (mi ha lasciato il matrimoniale optando per il divano letto) ho dormito molto bene. Ritiro la biancheria stesa e dopo aver fatto un’altra mega colazione ci troviamo alle 7.30 per manutenzione bici. Prima di lasciare l’hotel mi viene in mente  la preoccupazione che l’anno scorso attanagliava il gruppo per trovare le strade all’uscita delle grandi città e sono sorpreso. Grazie alla sapiente programmazione del tomtom di Marco attraversiamo le vie della metropoli come se fossimo suoi abitanti. Stiamo pedalando nella terza città della Germania, guardiamo all’insù il grattacielo della Bmw, passiamo di fianco allo stadio olimpico e senza sbagliare ci troviamo sulla Bundesstrasse 13 in direzione Ingolstadt. E’ un giorno perfetto per via del tempo e della nostra carica emotiva che prende forza. Cominciamo a funzionare come gruppo e ci rispettiamo. Va in testa a tirare Franzetti (sembra una locomotiva) gli altri tutti dietro a 35 km/h. Il percorso è piatto, attraversiamo la Baviera verso nord, circondati da sconfinati campi di grano, di girasoli e coltivazioni  di luppolo. Nel primo pomeriggio troviamo riparo in una piazzola della Strasse n. 2230 e consumiamo il rifornimento. Sempre con vista di spighe dorate in attesa di mietitura, ripartiamo ma ad un ritmo più blando. Qualcuno spiega che  il sangue necessario a trasportare ossigeno venga impegnato nella digestione e anche per via del caldo la media si abbassa vertiginosamente. Mettiamo le ruote in Franconia mentre pedaliamo verso Norimberga, seconda città della Baviera, e meta ambita del turismo. Arriviamo in città nel pomeriggio e ci prende un po’ di nervosismo per via del cambio dell’hotel prenotato da casa. Quello nuovo si trova alle spalle dell’Hauptbahnhof ed il cambio risulta a nostro favore. Curato nelle camere con doppi vetri antirumore ha scelte eleganti nel tendaggio e nell’arredamento ed ha pure un servizio efficiente. Prima di cena facciamo due passi nel cuore dell’Altstadt precisamente nella piazza dove si tengono i mercati cittadini.  In un angolo c’è la famosa Schoner Brunnen (bella fontana). Facciamo ruotare il piccolo anello d’oro per far avverare i nostri desideri e poi ci incamminiamo verso la consueta birreria per degustare wurstel e birre. La città e i dintorni sono i maggiori produttori tedeschi di birra (270 birrerie) ed è famosa anche per la presenza di fabbriche di giocattoli che fanno bella mostra nei negozi delle vie cittadine. Solita cena frugale ma in atmosfera elegante  e poi a nanna.

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6 luglio. Nurnberg-Hof km 143. – Colazione speciale come al solito. Manutenzione bici  e via per una nuova avventura con destinazione Hof. All’uscita da Norimberga per la prima volta perdiamo la nostra guida motociclistica ed i furgoni. Molliamo il traffico immersi  nella vera Franconia, un misto di boschi fitti di abeti e prati verdi. Grazie ai Garmin sapientemente preparati da Antonio ritroviamo la mitica Bundestrasse n. 2 direzione Bayreuth. Siamo circondanti da balle di fieno e campi di granoturco. Il nostro amico Franzetti non ha paura di prendere il vento in faccia e tira tutto il gruppo verso il rifornimento. Oggi la tappa viene considerata leggera, solo 142 km con poco dislivello, siamo tranquilli e possiamo chiacchierare. Verso la fine della giornata c’è un antipatico battibecco. “Stammi lontano e non affiancarmi”. “Non mi puoi dire queste cose e mi hai toccato con il braccio”. “Non l’ho fatto apposta”. In testa alla fila si sviluppa questo “dialogo” tra nostri due compagni che rompe il silenzio. Ho pensato alla previsione  fatta dal  mio amico Vittorio prima della partenza “vedrai che dopo il quinto giorno qualche nervosismo comincerà ad affiorare”. Alla fine nessun duello perchè la litigata si ricompone. Con qualche contrattempo arriviamo all’albergo e dopo la consueta doccia e bucato, a piedi raggiungiamo il centro di Hof.  La città è posta nell’angolo nord orientale della Germania nell’estremità della Baviera e vicino al confine con la Repubblica Ceca. Ha una  cattedrale con una facciata imponente e la via principale circondata da negozi e bar affollati verso sera ci accompagna alla casa comunale dove troviamo un monumento curioso. Posto sul piedistallo vengono raffigurate in  cristallo trasparente due persone che senza toccarsi camminano lungo un immaginario sentiero ed una didascalia spiega: “Due uomini alla partenza del cammino sono divisi, arrivano da mondi diversi, non si conoscono, poi imparano a rispettarsi, si scambiano opinioni, si arricchiscono con le loro esperienze e alla fine si trovano a camminare insieme”. L’idea mi piace ed il riferimento all’unione delle due Germanie sembra evidente.  Ritorniamo in albergo chiacchierando sugli acciacchi che colpiscono i ciclisti non più giovani. Al ristorante facciamo bella mostra delle coccarde tedesche e innaffiamo di birra il solito passato di pfifferlinge, la solita carne di maiale e il solito dessert, la pasta è merce rara. Buona notte.

Vedi il percorso Norimberga-Hof

7 luglio. Hof-Leipzig km 155. – Lasciamo il Quality Hotel di Hof alle canoniche otto del mattino. Oggi ci attende una tappa rilassante. Lasciamo il Lander della Baviera e la Regione della Franconia per attraversare la Sassonia. Quasi tutta in discesa verso Lipsia la strada si snoda lungo campi di girasole e piantagioni non sempre riconoscibili. Pochissime le case sul percorso della mitica Bundestrasse 2 verso Gera e pochissimi i ciclisti in giro, in compenso le strade nonostante i rigidi inverni di queste parti sono lisce e prive di ostacoli. Dopo i primi cento chilometri ci fermiamo per il rifornimento nei pressi di una stele che ci ricorda la famosa battaglia di Lipsia combattuta da Napoleone nel 1813 conosciuta anche come la battaglia delle Nazioni.  Fu il più grande scontro verificatosi durante le guerre napoleoniche e una delle sconfitte decisive inferte a Napoleone Bonaparte. Si riprende a pedalare con davanti Franz che non scende sotto i 30 km/h  e arriviamo a Lipsia facendo attenzione a non finire nei binari del tram abbastanza numerosi. Troviamo il Victor’s Hotel, un quattro stelle di fronte alla stazione. Un po’ di lusso e qualche comfort ci mette di buonumore. Dopo la doccia e il bucato formiamo due gruppi per visitare la bellissima città culla della musica. Raggiungiamo una birreria spagnola e ci sediamo per la birra della sera. Scopro che Gabriele il nostro ciclista interprete conosce benissimo il tedesco perché ha fatto quattro anni in Germania come dirigente di un importante società italiana e in più è pure simpatico perché ha la battuta sempre pronta. Con lui ridiamo sull’alimentazione ideale del ciclista e l’abitudine di prendere un  fruttino (marmellata in gelatina) nei momenti cruciali. Ritorniamo in hotel pranziamo e ci rattristiamo per le notizie meteo non buone per l’indomani. La giornata soft è terminata.

Vedi il percorso Hof-Lipsia

8 luglio. Leipzig-Berlin km 170. –  E’ l’ultimo giorno con la bici e Berlino sta a 170 km. Ci svegliamo come al solito alle sei e la prima sorpresa è il tempo. Piove. Indossiamo per la prima volta le mantelle. La foto di rito la facciamo sotto la tettoia della stazione  per non bagnarci. Si parte cercando di mantenere una certa distanza tra una bici e l’altra per non ricevere acqua in faccia. Prendiamo la mitica Bundestrasse 2 invece della Landerstrasse per abbreviare il percorso. La Bundestrasse è paragonabile alla nostra statale ma a differenza di questa non ha traffico perché quasi sempre corre parallela un autostrada gratuita. Direzione Lutherstadt Wittenberg. Usciamo dal Lander della Sassonia per entrare in quello della Sassonia Anhalt. Ci fermiamo davanti alla cattedrale dedicata a Lutero per la foto e incontriamo un gruppo di turisti israeliani che scambiano con noi quattro chiacchere. Conoscono Varese per via della nostra squadra di pallacanestro che ha giocato diverse partite con il Tel Aviv e ci fa piacere. Riprendiamo a pedalare superando il ponte sul fiume Elba mentre il cielo sta schiarendo. All’ingresso della regione del Brandeburgo non piove più. Mancano ancora 100 kilometri e l’emozione per il raggiungimento della meta comincia a farsi sentire. Intorno ci sono pochissime case e la regione sembra disabitata. Siamo nell’ex Germania Orientale e si vede dalla trascuratezza delle abitazioni. La strada pianeggiante invita a far salire la velocità mentre attraversiamo un paesaggio monotono con campi e boschi trascurati. Cominciamo a notare le indicazioni per Berlino. Troviamo però un intoppo alla circolazione che per lavori stradali ci porta in autostrada. Dietro front. Cominciamo a respirare aria berlinese. Ormai spuntano le famose piste ciclabili e tutto sembra piacevole.  Senza intoppi raggiungiamo la porta di Brandeburgo. Lo splendido pomeriggio inoltrato fa da corollario all’incontro con i nostri amici e parenti che arrivati in mattinata da Varese ci attendono sotto la famosa Porta. Visibilmente soddisfatti ci abbracciamo, cantiamo il nostro inno e brindiamo alla riuscita della bellissima impresa.

Vedi il percorso Lipsia-Berlino

Per otto giorni siamo stati protagonisti di questo tour non solo pedalando ma anche disponibili nel risolvere contrattempi  e nel condividere emozioni. Le nostre individualità e debolezze con il trascorrere del tempo sono diventate  un gruppo di persone giuste e ben affiatate. Ci diamo appuntamento per la Vienna–Budapest senza dimenticare di ringraziare Franco, Mario, Antonio, Claudio, Piermarco e Vince, che hanno reso possibile la nostra avventura. (d.g.)

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