2015 Giro dei 3mari by free

Gruppo3mari a Castrocucco-Marateag 28.05 1 t  Napoli-Piano di Sorrento km 55 disl m 490 www.bluegreenvillage.com

v 29.05 2 t Piano di Sorrento-Pontecagnano km 42 m 887 www.laislaresortsalerno.com

s 30.05 3 t Pontecagnano-Ogliastro Marina km 56 m 400  www.hotelristorantesirena.it

Agropoli. Si parte dal porto, luogo pittoresco dal quale si osserva la rupe su cui sorge il borgo antico di Agropoli. Poi ci si dirige verso Punta San Francesco, dove sorge una chiesetta dedicata al santo che qui predicò ai pesci nel 1222. Ben presto si arriva alla baia di Trentova, un luogo che offre tramonti indimenticabili; qui termina l’asfalto e inizia l’aggiramento del Monte Tresino (356 m) che ora ci appare innanzi.

La strada da seguire è un viottolo sterrato il cui andamento è prevalentemente in salita, fino ai ruderi di Punta Tresino, dove è obbligatorio fermarsi ad osservare il panorama, gli scogli sottostanti e la conformazione della montagna che in alcuni punti mostra segni di antichi terrazzamenti. Quando ci si affaccia a questi panorami, conoscendo un po’ di storia, viene spontaneo immaginare piccole imbarcazioni greche che veleggiavano da queste parti intorno al IV sec. a.C., dirette alla mitica città di Trezene che sorgeva da queste parti. Si riprende la pedalata e ci si addentra nella macchia mediterranea che fortunatamente non impedisce la vista del mare e della lontana costiera amalfitana. La strada è abbastanza larga da evitare il contatto con i cespugli e con l’erba alta e si mantiene alla quota della torre, con qualche ondulazione, fino al punto in cui si arriva in vista di un’ampia spianata ben curata e coltivata che ospita un agriturismo (R. Mezzacasa, Cilento, terra agrodolce, CAI Rivista Montagne 360, luglio 2015).

Punta Tresino1

31.05 4 t Ogliastro Marina-San Severino  km 69 m 1450 www.cilentoborgoantico.it

l 01.06 5 t San Severino-Castrocucco  km 59 m 1300 www.latanahotelmaratea.it

m 02.06 6 t Castrocucco-Latronico  km 50 m 1750 www.denhotel.net

m 03.06 7 t Latronico-Sant’Arcangelo  km 54 m 730 www.scardaccione.com

g 04.06 8 t Sant’Arcangelo-Lido Metaponto  km 76 m 310 www.hotelturismometaponto.it

v 05.06 9 t Lido di Metaponto-Matera  km 48 m 600 www.aiterrazzini.it  cena a www.lebotteghematera.it

E mi misi finalmente a cercare la città. Allontanatami ancora un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altra costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. Ma di lassù dov’ero io non se ne vedeva quasi nulla, per l’eccessiva ripidezza della costa, che scendeva quasi a picco. Vedevo soltanto, affacciandomi, delle terrazze e dei sentieri, che coprivano all’occhio le case sottostanti. Di faccia c’era un monte pelato e brullo, di un brutto colore grigiastro, senza segno di coltivazione, né un solo albero: soltanto terra e pietre battute dal sole. In fondo scorreva un torrentaccio, la Gravina, con poca acqua sporca e impaludata fra i sassi del greto. Il fiume e il monte avevano un’aria cupa e cattiva che faceva stringere il cuore. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso da un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi: Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’inferno di Dante. E cominciai anch’io a scendere per una specie di mulattiera, di girone in girone, verso il fondo. La stradetta, strettissima, che scendeva serpeggiando, passava sui tetti delle case, se così si possono chiamare. Sono grotte scavate nella parete di argilla indurita del burrone: ognuna di esse ha sul davanti una facciata; alcune sono anche belle, con qualche modesto ornato settecentesco. Queste facciate finte, per l’inclinazione della costiera, sorgono in basso a filo del monte, e in alto sporgono un poco: in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Le porte erano aperte per il caldo. Io guardavo passando, e vedevo l’interno delle grotte, che non prendono altra luce e aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall’alto, attraverso botole e scalette. Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stessi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di queste grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone. Di bambini ce n’era un infinità. In quel caldo, in mezzo alle mosche, nella polvere, spuntavano da tutte le parti, nudi del tutto o coperti da stracci. Io non ho mai visto una tale immagine di miseria: eppure sono abituata, è il mio mestiere, a vedere ogni giorno diecine di bambini poveri, malati e maltenuti. Ma uno spettacolo come quello di ieri non l’avevo neppure immaginato. Ho visto bambini seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie; e le mosche gli si posavano sugli occhi, e quelli stavano immobili, e non le scacciavano nemmeno con le mani.

Matera1

Eravamo intanto arrivati al fondo della buca, a Santa Maria de Idris, che è una bella chiesetta barocca, e alzando gli occhi vidi finalmente , come un muro obliquo, tutta Matera. Di lì sembra quasi una città vera. Le facciate di tutte le grotte, che sembrano case, bianche e allineate, pareva mi guardassero, coi buchi delle porte, come neri occhi. E’ davvero una bellissima città, pittoresca e impressionante (C. Levi, Cristo si è fermato a Eboli, Einaudi, Torino 1945).

s 06.06 10 t Matera-Bari  km 75 m 500

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